La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati

La missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati
Il territorio della missione di Bigene: 58 villaggi su 300 km quadrati, a nord della Guinea-Bissau e confinante con il Senegal.

15 gennaio 2014

Diario 24: Foggia a Bigene

2 Novembre 2013
Primo incontro di evangelizzazione al villaggio di Sanò 2. Uno degli incontri più belli della mia vita.
Ho fatto il conto: i giovani e gli adulti presenti alla prima evangelizzazione di Sanò 2 sono stati 70. Un bel numero! E aumenteranno, di sicuro. Senza contare i bambini: belli, bravi, ordinati, erano almeno una cinquantina. Le gioie dei missionari...

4 Novembre 2013
Vi devo dare una GRANDE notizia. Domani mattina partiranno da Foggia, per Bigene: il nostro amato Vescovo, mons. Francesco Pio Tamburrino, don Sergio Simone, appena ordinato sacerdote, don Antonio Sacco e don Michele Tutalo. Tutti sono già stati a Bigene, e ci ritornano molto volentieri. E poi suor Maria Ferri e suor Gracy Peechanavelil delle suore Figlie della Chiesa e la giovane Antonietta Pilone. Saranno giorni pieni di comunione, per loro che ci vengono a trovare e per tutti noi che li accogliamo a braccia aperte.

6 Novembre 2013
Tutti arrivati a Bissau: viaggio in aereo in orario e valigie tutte arrivate. Grazie Air Maroc !
Guardate che bella squadra! Da sinistra: Giusi (missionaria di Foggia in Curia a Bissau), don Marco (missionario di Foggia a Bigene), don Sergio e don Antonio (di Foggia), dom José (Vescovo di Bissau), mons. Francesco Pio (Vescovo di Foggia-Bovino), suor Maria e suor Gracy (Figlie della Chiesa a Roma), don Michele e Antonietta (di Foggia). Dopo l'incontro con dom José, nel giardino della Curia di Bissau.


Il programma che oggi abbiamo vissuto:
+ incontro con dom José, Vescovo di Bissau: un incontro che è ulteriore occasione di comunione e fraternità tra le diocesi di Foggia-Bovino e Bissau;
+ S. Messa con una bellissima omelia di mons. Tamburrino. Non mi sono perso una parola!
+ visita a Cumura: clinica dei lebbrosi, con brevi chiacchierate con gli ammalati; clinica dei bambini con gravi malattie: il nostro Vescovo è stato molto preso dall'incontro con questi bambini gravi, ed ha desiderato pregare con loro e benedirli;
+ visita ai padri Francescani di Cumura, che sostengono un lavoro pastorale grandissimo;
+ visita a Casa Bambaran che accoglie i bambini orfani. Adesso sono 54 bambini, desiderosi di affetto. Ci ha fatto bene.

7 Novembre 2013
Questo il programma di oggi:
+ viaggio verso Bigene: un viaggio tranquillissimo, senza nessuna difficoltà;
+ sosta a Ingoré per salutare le suore Adoratrici del Sangue di Cristo, che guidano questa Missione confinante con Bigene;
+ sosta al villaggio di Baro per una preghiera sulla tomba di Lubero, l'animatore che è morto da pochi mesi;
+ S. Messa e adorazione Eucaristica nella chiesa di Bigene.
Oggi è giornata tranquilla. Domani ci sarà la visita ufficiale alla giovane comunità di Baro: ascolteremo le loro speranze e accoglieremo le indicazioni del Vescovo di Foggia, già conosciuto e benamato dalla mia gente di Bigene. Tutto prosegue molto bene, con tanta gioia e comunione. Che bel dono del Signore!


8 Novembre 2013
Programma di oggi:
+ S. Messa nella parrocchia di Bigene;
+ visita alla comunità di Baro. Baro è il villaggio più grande di tutta la Missione di Bigene, dove la comunità cristiana si sta impegnando con decisione nella sua crescita. È il momento di costruire una bella chiesa: oggi ne parleremo.
+ Meditazione spirituale del Vescovo ai missionari di Bigene. Perché anche i missionari hanno bisogno di alimentarsi spiritualmente.
...
Una meraviglia la visita di oggi a Baro.
Canti, testimonianze, danze, comunione. Comunione vera: anche i responsabili dei fratelli musulmani sono venuti a portare i loro saluti al Vescovo di Foggia, dimostrando tutta la loro gioia e la loro attenzione verso i nostri ospiti e il dialogo vero, reale, con la comunità cristiana.
Il Vescovo è rimasto molto contento di questo incontro, e ha usato parole di grande conforto per la comunità cristiana che ha chiesto di voler crescere e costruire una chiesa per le nostre liturgie e le nostre catechesi. Attualmente stiamo usando lo spazio sotto due grandi alberi di mango che ci riparano dal sole, e la S. Messa la celebriamo dentro il salone dei giovani, che qualche volta è usato come discoteca. Una bella chiesa ci vuole!
Nella foto: seduti alla destra del Vescovo sono i capi musulmani. Vestiti di bianco, vicino all'albero del mango, sono i giovani del coro della comunità di Baro. Presenti 150 persone circa: attente e piene di fiducia.


9 Novembre 2013
Villaggio di Samudje. La felicità del nostro Vescovo di Foggia-Bovino, mons. Francesco Pio Tamburrino, e la curiosità dei bambini. Siamo in un villaggio che chiede di iniziare l'evangelizzazione: è stato un incontro bellissimo, dove abbiamo toccato con mano che lo Spirito agisce prima ancora che le nostre parole possano illuminare le persone che non conoscono nulla di Cristo ma desiderano ugualmente essere cristiane. È come un miracolo che tocchiamo con mano. L'incontro è stato pieno di testimonianze di altri cristiani dei villaggi confinanti e alla fine la gioia ci ha presi tutti. Il Vescovo più di tutti, vedendo i frutti che maturano nella Missione di Bigene. I bambini, invece, non dimostrano gioia. Sono incuriositi dalla nostra presenza e guardano con attenzione "l'Uomo Grande" che viene da lontano. Se iniziamo l'evangelizzazione anche qui, passeranno anche loro dalla curiosità alla gioia! Mi piace tantissimo questa foto, perché mi sembra che dica tante cose.


Cari amici, guardate bene il volto di questa donna anziana. E poi, se potete, dite "grazie Signore"!
Perché Mankanho Samenanko, questo è il suo nome e cognome, è una donna-grande nell'età e nella fede. È un esempio di fede per tutto il suo villaggio di Facam. Sempre presente ad ogni catechesi, ad ogni preghiera. Quando era più giovane veniva a Bigene a piedi per la S. Messa (11+11 km). Adesso non riesce a camminare così a lungo. Tre anni fa è andata a piedi fino al villaggio di Liman per assistere un nipote ammalato (20 km): le si sono gonfiate talmente le ginocchia che non poteva tornare indietro, ed ha aspettato il giorno della catechesi per chiedere di tornare in macchina fino a Bigene. Ha fatto una bellissima testimonianza alle persone del villaggio vicino che chiedono di iniziare la catechesi. Prima di parlare si è fatta il segno di Croce e poi ha detto quello che vive nel cuore: l'amore per Cristo e per i fratelli. Ha concluso dicendoci che non è facile la vita del cristiano, perché tante volte dobbiamo saper perdonare con verità. Noi tutti, anche noi sacerdoti, anche il Vescovo, siamo stati colpiti dalla sua testimonianza. È veramente una grande donna. Un vero esempio.
Dopo le foto di gruppo, mi ha chiesto se poteva fare una foto con il Vescovo, lei sola. Mankanho ha avuto poco dalla vita, eppure ha avuto il dono più grande: una vita illuminata e guidata dalla fede in Cristo. Una bella foto se la merita, e io stesso sono felice di presentarvi questa bellissima persona. E penso che la bellezza non dipenda dal colore della pelle, dagli anni, dai vestiti.... la bellezza è una vita con Dio. E questa è una delle donne più belle che il Signore mi ha donato di incontrare. Abita in un villaggio sperduto nella foresta, ma Dio sa rendere bella ogni persona che si affida a lui.


11 Novembre 2013
Gli amici ospiti stanno per tornare a Bissau e poi proseguire per il ritorno in Italia, quando il capovillaggio di Bigene, con il suo assistente, viene a ricambiare la visita. Un'ultima foto ci sta! Nel giardino davanti a “casa foggia”. Che belle giornate..... sono finite troppo in fretta.


13 Novembre 2013
I nostri amici ospiti, guidati dal Vescovo di Foggia, sono partiti da Bissau per l'Italia, via Casablanca. Un viaggio bellissimo, pieno di tanti incontri con tante persone. Un viaggio che ricorderemo con tantissima riconoscenza al Signore e alle persone che sono venute a vedere, con i loro occhi, le meraviglie che il Signore compie in questa terra. Ho fatto una intervista finale al Vescovo: quanto prima cercherò di diffonderla qui: il Vescovo ha lasciato grandi parole di conferma sull’azione dei missionari verso questa gente fresca di fede. Vedrete..... ciao a tutti.
Il viaggio di ritorno è andato tutto bene. Sono felice di tutto, solo che.... ci metterò tempo per superare la loro partenza.... la loro presenza a Bigene è stata una benedizione che voi non potete immaginare!
Lo voglio dire a tutti. In particolare al caro Vescovo Mons. Francesco Pio Tamburrino: GRAZIE.

19 Novembre 2013
Villaggio di Sidif Balanta. La nuova scuola di Sidif Balanta è già in funzione. Le lezioni sono iniziate ai primi di novembre. Con i mattoni di cemento avanzati sono stati composti i banchi.... per scrivere i ragazzi della prima elementare usano le ginocchia. Sono una bella classe, ragazzi orgogliosi della loro scuola e felici. Poi, con il tempo, se avremo forze, cercheremo di provvedere anche al pavimento di cemento, e poi anche a qualche vero banco. Vedremo. Per adesso ci accontentiamo così! Facciamo piccole cose, e doniamo gioia.


22 Novembre 2013
Villaggio di Baro. Questa è una foto per la storia! La comunità cristiana di Baro ha deciso di costruirsi la sua scuola per i suoi bambini dell'asilo. "Vogliamo educarli al nostro modo, con la nostra fede!". Questa è stata la loro stupenda richiesta: una fede da trasmettere ai figli dentro la scuola! Sono ammirato dalla loro volontà di creare un ambiente cristiano: segno che la fede incide nelle loro scelte. A Baro non c'è una scuola per i bambini piccoli. C'è una scuola del Corano per i piccoli, ma non mi sento di definirla una vera scuola. Come si fa a costruire una scuola? Nel bosco si tagliano i tronchi e le foglie grandi di palma, si intrecciano e si costruisce una prima scuola. La comunità ha già scelto l'incaricato dell’educazione e l'insegnante. e si parte! Poi, dopo un paio di anni, se funziona tutto bene, passeremo alla scuola di muratura. Ma questi di Baro sono veramente bravi, e vedrete che continueranno a crescere, ne sono sicuro. Intanto godetevi questo spettacolo: educare i figli è una delle imprese più grandi di ogni persona, e qui lo stanno realizzando tutti assieme! A volte mi chiedo: ma non è che questi cristiani, così piccoli e poveri, hanno tante cose da insegnare a noi "cristiani adulti"???


Al termine della catechesi a Ponta Nobo vedo che Mol, il mio amico anziano cieco, è triste. Durante la catechesi si è spostato al sole, per riscaldarsi un poco. Ma è triste. Gli chiedo che cosa accade, e mi dice che i dolori alle ossa sono aumentati. Per rallegrarlo gli regalo l'ultima foglia di tabacco che mi è rimasta, e si rinfranca. Dopo due minuti torna da me serio e preoccupato, chiedendomi di dire a tutti che quella foglia di tabacco l'ho data a lui, e non è per tutti. Non ci credo: ha gli occhi lucidi, sta per piangere... lo rassicuro che è solo per lui, e lo spiego a tutti. Mol si dirige verso la sua casetta con il capo chino e tenendo ben stretta in mano la sua foglia di tabacco che deve farsi durare una settimana.
Quella foglia costa 100 franchi. 15 centesimi di euro.

25 Novembre 2013
UN SENSO DI FRESCHEZZA": INTERVISTA A MONS. FRANCESCO PIO TAMBURRINO
Carissimi amici, vi propongo una piccola intervista che mi sono permesso di rivolgere al nostro amato Vescovo di Foggia-Bovino, mons. Francesco Pio Tamburrino, al termine della sua visita alla nostra Missione di Bigene (Guinea-Bissau), dal 7 all’11 novembre. Il Vescovo, accompagnato da tre amici sacerdoti, da due Suore Figlie della Chiesa di Roma e da una giovane foggiana, ha potuto “incontrare” la Missione.
La condivisione di vita con i missionari a Bigene (don Marco ed io, le suore Oblate del S. Cuore) e soprattutto l’incontro con la popolazione locale hanno permesso a mons. Francesco Pio di lasciarci alcune sue preziose riflessioni che ho il piacere di condividere con voi tutti.
In quei giorni intensi abbiamo potuto dialogare con il capovillaggio di Bigene e la delegazione dei responsabili locali musulmani, con la giovane e promettente comunità cristiana di Baro (il villaggio più grande dopo Bigene) che aveva invitato anche i responsabili musulmani del proprio villaggio, con nuovi fratelli del villaggio di Samudje dove alcuni abitanti ci chiedono di diventare cristiani (inizierà anche qui la prima evangelizzazione), con tutti gli animatori delle catechesi dei villaggi che si sono riuniti a Bigene, assieme ai catechisti, in una domenica piena di luce. Forse quest’ultimo è stato l’incontro più significativo: il Vescovo ci ha accompagnato verso la conclusione dell’Anno della Fede e le oltre 70 persone presenti sono state edificate dalle sue parole lungimiranti.
Abbiamo anche trovato il tempo per una bella meditazione, che Monsignore ha offerto ai missionari che vivono a Bigene e agli ospiti presenti. Sono state giornate piene di comunione, per le quali mi sento di ringraziare il Signore con tutto il cuore.
Ecco le mie semplici domande e le importanti risposte di mons. Francesco Pio.

Monsignore, questa è la quarta volta che Lei ha potuto visitare Bigene. Cosa riesce a vedere del lavoro della nostra Missione?
Ho potuto osservare chiaramente due fenomeni che riguardano la Missione di Bigene.
Il primo è la stabilità delle persone che simpatizzano e vogliono aderire alla Chiesa Cattolica. Persone che hanno già fatto un cammino e che desiderano terminare l’itinerario della formazione cristiana.
La seconda impressione riguarda il numero delle persone che sono incamminate, un numero che è in continua crescita, con l’adesione di nuovi villaggi e prospettive di ulteriori ampliamenti. Tutto questo mi fa pensare agli sviluppi della Chiesa Apostolica che Luca, negli Atti degli Apostoli, scandisce con la frase “Il numero dei credenti andava aumentando e la Chiesa di Dio si rafforzava”.
Questa è la mia impressione: una comunità cristiana che sta crescendo, si consolida e si apre ad un futuro ricco di benedizione.

Allora Lei è felice di quello che ha visto?
Sono veramente felice di quello che ho potuto constatare nella crescita e nel consolidamento della comunità. Anche perché non mi sono state nascoste le difficoltà dell’evangelizzazione e della inculturazione nella vita dei Guineensi. La prova è nelle difficoltà che incontrano i cristiani. Per me sono un modo con cui Dio verifica e purifica le intenzioni di coloro che aderiscono alla fede. Sarebbe pericoloso voler desiderare un cammino pianeggiante e diritto. La fede, per essere seria, è esigente e chiede ai credenti di passare attraverso il fuoco e l’acqua per arrivare alla salvezza.
Questa mi pare la situazione in cui vedo la nostra Missione di Bigene.

Che cosa si porta a Foggia da Bigene?
Di Bigene mi porto un senso di freschezza e di motivata adesione al cammino cristiano. Nulla è scontato e automaticamente trasmesso di generazione in generazione, perché qui c’è un inizio di vita cristiana in cui lo Spirito dimostra di essere Lui il protagonista dell’evangelizzazione.
E questa freschezza è il dono di cui Foggia e le Chiese di antica tradizione hanno bisogno in questa fase di stanchezza e di ripiegamento.
La nostra Missione ci spinge a diventare noi stessi, ovunque, missionari!

26 Novembre 2013
“La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall'isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni.” (Evangelii Gaudium)
...
Ecco a voi la nuova bicicletta per Sanà, l'aiutante catechista del villaggio di Facam. Quella che usava, ormai da tanti anni, stava letteralmente perdendo i pezzi. Correva il rischio di farsi anche male. E la fortuna vuole che a Ingoré siano arrivate le nuove biciclette cinesi. Bella è bella, sulla resistenza non dico niente! Però questo riusciamo ad acquistare qui. Sanà si meritava questo aiuto, e sono felice per l’uso che ne farà: per le catechesi e per il servizio nel Centro Nutrizionale (è uno dei collaboratori per le traduzioni). Come? Volete sapere il prezzo? Eccolo: sono giusti 50.000 franchi. In euro fa 76,22. Il prezzo è buono. Speriamo che la bici duri... su queste strade di Bigene, non è cosa facile. Buon cammino Sanà, va’ a dire a tutti che Gesù è il Signore!


2 Dicembre 2013
Ciao don Ivo, mi piace molto il progetto "Una scuola per tutti". Ho deciso che questo sarà il mio regalo per il prossimo Natale. Quest'anno non voglio nulla: oggetti, pensieri e cose materiali, ma semplicemente piccole donazioni monetarie che ho intenzione di devolvere al progetto sopra citato. Informerò i miei amici e parenti di questa scelta e spero di potervi dare un grosso aiuto.
Chi mi ha scritto è una giovane di Roma. Una bella scelta!

4 Dicembre 2013
Nei mesi di gennaio-novembre 2013, presso il Centro di Recupero Nutrizionale della Missione di Bigene, abbiamo aiutato 95 bambini denutriti, 96 bambini gemelli, 22 bambini orfani, per un totale di 213 bambini. Abbiamo aiutato anche 151 mamme in gravidanza e 202 mamme con difficoltà di allattamento, per un totale di 353 mamme. Le persone aiutate sono in tutto 566. Grazie a tutti gli amici che ci aiutano ad aiutare.
Il numero di 95 bambini denutriti ci preoccupa seriamente. In tutto il 2012 i bambini denutriti seguiti dal Centro sono stati 63. Nel 2011 sono stati 83: eravamo felici, lo scorso anno, perché erano diminuiti. Adesso sono aumentati di un terzo rispetto allo scorso anno (95-63) e anche rispetto a due anni fa (95-83). E manca ancora tutto il mese di dicembre.
Possibili cause:
+ la presenza della Missione si è consolidata sul territorio, e più persone vengono a conoscenza del Centro di Recupero di Bigene: arrivano persone da villaggi anche lontani o dal vicino Senegal. Se così fosse, saremmo ben felici di aiutare più bambini denutriti e famiglie in gravi difficoltà che si rivolgono alla Missione.
+ la povertà è aumentata nella nostra zona: per due anni la raccolta del cadjù ha permesso scarse vendite, per una popolazione che ha in questo povero commercio la fonte di reddito principale. A pagare le conseguenze di questa crisi sono le famiglie più deboli. E dentro le famiglie deboli, sono i bambini più piccoli a subire le conseguenze peggiori. Questa possibile causa ci preoccupa seriamente.
Dovremo sederci con calma, operatori e missionari assieme, per cercare di capire cosa possiamo fare, se si può intervenire per evitare che questi bambini denutriti aumentino. Che il Signore ci illumini e ci guidi.

5 Dicembre 2013
Un grande Africano ha lasciato un segno a tutto il mondo. Grazie Nelson.


6 Dicembre 2013
Catechesi a Ponta Nobo. Sulla strada che porta al villaggio mi stanno aspettando due uomini. Mi chiedono se possono salire e venire anche loro alla catechesi. Non me lo aspettavo. Sono del villaggio di Kubutol, dove sono entrato solo un paio di volte. Poi nessun contatto. Non sono ragazzi o giovani. Sono proprio due uomini: non giovani o ragazzi, che avrebbero più voglia di scoprire cose nuove. Non hanno mai avuto un contatto con le religioni rivelate, vivono da sempre immersi nelle Religioni Tradizionali Africane. Ma mi stavano aspettando.
Al termine della catechesi mi hanno dato i loro nomi, da scrivere sul registro delle presenze: gli è piaciuta e vogliono ritornare.
Immaginate la mia gioia.... Kubutol è il 33° villaggio di Bigene raggiunto dall'evangelizzazione della Chiesa cattolica. 33 su 58. E' un numero straordinario per una Missione che è ancora all'inizio.
Lo dico perché tanti amici mi seguono: partecipate anche voi alla mia gioia!

8 Dicembre 2013
I nostri tre vescovi della Guinea-Bissau al pellegrinaggio di Cacheu.
Da sinistra: dom José Lampra (Vescovo ausiliare di Bissau), dom José Camnate (Vescovo di Bissau) e dom Pedro Zilli (Vescovo di Bafatà).


9 Dicembre 2013
Villaggio di Baro. Interno della scuola già funzionante per i bambini dell'asilo della comunità cristiana. Sono 66 bambini (ma aumenteranno) che frequentano la loro scuola "nuova" dalle 8.00 alle 12.00. Hanno iniziato bene, con tanto entusiasmo e con alcuni problemi: i più piccoli, verso le ore 11.00, cominciano a piangere... perché dicono che hanno fame!
Provvederemo: due sacchi di riso al mese (100 chili), e speriamo di non farli più piangere!
Altro problema: non hanno niente! Beh, proprio niente niente no.... hanno già una bellissima lavagna proveniente da Foggia! L'insegnante non ha ancora tolto il foglio bianco della spedizione.... e i bambini iniziano già a imparare i primi numeri e le prime lettere dell'alfabeto.
Altro problema: un solo insegnante per 66 bambini è troppo poco. La comunità cristiana si è riunita per nominare un altro insegnante e dividere la classe in due. Per il resto, non hanno più niente! Si portano da casa lo sgabellino per sedersi e qualche rara matita gira tra di loro. Provvederemo presto a matite e quaderni per tutti. Speriamo che il progetto "Una scuola per tutti" possa avanzare, per iniziare a pensare una scuola più scuola per questi bambini. Ma vi assicuro che, intanto, sono contenti: hanno la loro scuola, costruita dai loro papà! E in mezzo a loro c'è pure l'interista: ma quanto è bello!!!


13 Dicembre 2013
Ci siamo! Da Bigene organizziamo la vendita di questi bellissimi braccialetti. Ne metto 500 nelle valigie di amici che tornano a Foggia da Bigene. Il ricavato dalla vendita andrà a sostenere le attività giovanili dei miei ragazzi che, guidati dalle brave Suore Oblate, realizzano manualmente questi braccialetti. Sono ottimi per comporre anche piccoli regali/ricordi legati a eventi della vita (bomboniere, feste, attività giovanili...): basta pensarci per tempo, e avrai nelle tue mani delle piccole opere africane, realizzate a Bigene. Un regalino non comune, originale, e che produce bene, oltre a farti fare bella figura.


Eccoli!!! Da Torremaggiore (Foggia) a Bigene, per passare con noi un mese di vita missionaria. Andrea Lariccia e Marina Spaccavento sono già dentro la vita della Missione: qui li vediamo in mezzo alla bella risaia di Ponta Nobo, dopo la catechesi, immersi nei colori e nei suoni di una natura così bella che riempie l'anima.


15 Dicembre 2013
Eccoli!!!! Sono loro!!! Sono questi i ragazzi in gamba di Bigene che, guidati con saggezza da suor Merione, realizzano i bellissimi braccialetti artigianali che cerchiamo di rivendere agli amici in Italia.
Guardateli bene: questi ragazzi sono veramente bravi, e questo piccolo lavoro artigianale li aiuterà a crescere bene. Beh, non possiamo parlare proprio di lavoro: per loro è un passatempo e un divertimento. Usano il tempo libero dalla scuola e stanno assieme come grandi amici. E poi sono orgogliosi di realizzare queste piccole opere che saranno ben valorizzate in Italia. Sono felici e vi ringraziano. In mano tengono i braccialetti già realizzati e intorno al piccolo legno si vedono i braccialetti in lavorazione.


21 Dicembre 2013
Giornata intensa a Bigene: ritiro Spirituale di preparazione al Natale. Ci siamo divisi in quattro luoghi diversi, dove si sono concentrati i fedeli dei villaggi limitrofi: padre Marco a Bigene, suor Narliene a Facam, suor Nella a Tambacura ed io a Baro.
La comunità di Baro ha preparato il luogo del ritiro in mezzo al bosco, tra palme altissime e grandi alberi che nascondevano il sole. Tronchi di legno a terra sono diventati gli sgabelli per raccogliere le oltre cento persone provenienti da tanti villaggi: Baro, Liman, Indjaf, Saiam Balanta, Sintcham, Suar, Djebacunda, Masasu, e per la prima volta anche da Mansacunda ovest, Sidif balanta, Sanò 1, Sanò 2, Ponta Nobo e Kubutol.
La meditazione che ho proposto, dopo un’introduzione sull’importanza del Natale per noi cristiani, si è fermata a guardare con più attenzione le due figure di Simeone e Anna che accolgono Gesù Bambino all’entrata del tempio di Gerusalemme (Luca 2,25-38). Simeone e Anna sono due anziani pieni di Spirito: esempio ben comprensibile per la cultura locale che vede negli anziani le persone che guidano la vita delle famiglie e dei villaggi.
Poi tempo di meditazione personale, cercando di rispondere a due domande:
1) siamo pronti a vedere la salvezza di Dio?
2) sono pronto per vivere nella salvezza di Gesù Cristo?
Dopo alcuni minuti di silenzio abbiamo condiviso le risposte. Il primo a condividere è stato Antonio di Masasu, il catechista in formazione che assiste suor Merione nella evangelizzazione di quel villaggio. Antonio è partito di slancio, affermando con decisione che non esiste nulla al mondo di più importante che seguire Cristo. Questo è stato il suo concetto portante, che ha comunicato in modo travolgente ai presenti, con tanta passione e ragionamenti tutti convergenti verso l’idea centrale. Mi sembrava un fiume in piena che trascina tutto… tanto che, ad un certo punto, ho dovuto fermarlo. Rischiava di diventare troppo lungo, come un bravo professore che vuole dire tutto ai suoi allievi senza badare al tempo.
Ammiro sempre di più Antonio: sa appena leggere, ma lo Spirito riempie il suo cuore senza misura. Doveva essere così anche per Simeone e Anna. Dopo Antonio gli altri amici si sono sentiti quasi senza parole: brevi interventi a confermare quanto Antonio aveva già affermato con forza. Fuori di Gesù Cristo, come possiamo conoscere Dio???
Ringrazio ogni giorno il Signore per questi fratelli che mi insegnano, ancora una volta, a guardare Cristo con ammirazione.
Magari queste mie parole aiutano anche te a guardare a Lui. Se questa piccola condivisione ti aiuterà, ringrazierò il Signore anche per te!

Natale 2013
“Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. (Papa Francesco, Evangelii Gaudium)
Noi missionari che viviamo a Bigene (Guinea-Bissau), uniti agli amici della onlus “Missionari di Bigene”, auguriamo a tutti gli amici e conoscenti che ci accompagnano con la loro preghiera settimanale, o che sono iscritti alla nostra NewsLetter, i migliori auguri per un santo Natale e un buon anno nuovo.
Il Signore ci trovi accoglienti al dono della sua Presenza, rinnovi la nostra fede e doni alle vostre famiglie il bene che chiedete a Lui.
Con riconoscenza e affetto
don Ivo, suor Merione, suor Nella, don Marco e suor Narliene

27 Dicembre 2013
Il Natale, i fratelli musulmani e i nuovi catechisti
San Giovanni ci insegna ad annunciare ciò che i nostri occhi vedono, ciò che le nostre orecchie odono, quello che tocchiamo con le nostre mani. Parole e testimonianza illuminanti per tutti i credenti, che ho l’ardire di fare mie per raccontarvi un Natale che a Bigene mi riempie di una gioia inesprimibile.
Natale è stato un giorno di grande comunione e partecipazione. Riesco a vedere segni chiari del lavoro che i missionari svolgono a Bigene. Lo scorso anno eravamo in tre, adesso siamo in cinque: la presenza di don Marco e di suor Narliene produce una evidente partecipazione di nuovi fedeli. Nella Notte Santa abbiamo celebrato a Bigene, e poi il giorno di Natale a Bigene, Baro, Farea e Facam. In questi due ultimi villaggi, dopo più di quindici anni di presenza cristiana, gli abitanti hanno avuto per la prima volta la celebrazione del Natale dentro la loro chiesetta. Immaginate la loro gioia! A Farea don Marco ha anche amministrato il battesimo al piccolo Francesco.
Tutte le cinque celebrazioni hanno visto una grande affluenza di fedeli. A Baro mi sono anche preoccupato un poco: i fedeli erano così numerosi che avevano riempito tutti gli spazi del salone che usiamo per la liturgia. Alcuni erano saliti persino accanto all’altare per poter seguire. Erano davvero tanti, forse più che a Bigene, e quando abbiamo concluso ho chiesto che tutti si sedessero, lasciando che gli incaricati indicassero come uscire a piccoli gruppi, per evitare che si potesse creare una ressa vicino alla piccola porta di entrata. Non abbiamo la chiesa a Baro, usiamo il salone dei giovani. Spero, quanto prima, di avere le forze per costruire una chiesa. Ci vuole. E la dobbiamo fare con una bella porta grande, e con finestre grandi. Vi confesso che sono andato un pochino veloce durante la celebrazione: poca aria per tanta gente potrebbe essere pericoloso. Anche lo scorso anno ho celebrato a Baro. Il prossimo anno dovremo celebrare all’aperto, all’ombra di qualche grande albero. Eh, sì. Noi, a Natale, non cantiamo la famosa “… e vieni in una grotta, al freddo, al gelo…”! Cantiamo con un bel sole nel cielo.
Per Santo Stefano avevo organizzato un incontro importante al villaggio di Samudje. Alcune decine di persone del grosso villaggio, 900 abitanti circa, chiedono di iniziare la prima evangelizzazione presso di loro. La maggioranza degli abitanti segue la religione musulmana, e dopo due incontri per ascoltare le persone che chiedono di diventare cristiani, all’ultimo dei quali ha partecipato anche il nostro Vescovo di Foggia, mons. Francesco Pio, è arrivato il momento di incontrare i responsabili del villaggio e dei musulmani.
In questo ultimo mese ci sono stati chiari segni di coinvolgimento nella vita della comunità cristiana: da Samudje varie persone si sono regolarmente spostate per seguire la catechesi di Facam (il villaggio vicino) o per partecipare alla S. Messa domenicale, manifestando così che la loro domanda li sta già coinvolgendo nella realtà delle loro scelte.
Adesso, però, occorre verificare se gli uomini anziani del villaggio (quasi tutti musulmani) e i responsabili della moschea (costruita dai paesi arabi) rimangono sereni davanti alla possibilità di iniziare una presenza della Chiesa cattolica accanto alle loro case. Penso che sia sempre opportuno, quando inizia una catechesi in un villaggio, informare i grandi, spiegando chi siamo, cosa facciamo, cosa desideriamo. Noi missionari siamo sempre stranieri, consapevoli che, in passato, gli stranieri hanno fatto quel che han voluto, senza chiedere il permesso a nessuno. Chiederei di fare lo stesso incontro anche se non ci fossero i musulmani. La loro presenza, già così forte e radicata dentro questo villaggio, mi chiede di essere ancor più attento a non lasciare l’impressione di chi viene senza rispettare chi ha una sua cultura e una sua religione diversa dalla propria.
Arriviamo io, don Marco, Marina e Andrea nostri ospiti in questo mese. L’inizio è un pochino freddo: siamo ben accolti, ci portano le sedie più comode, le persone arrivano rapidamente. Ma mi sembra di notare un comprensibile distacco. Non ci conosciamo. Ci guardano non con diffidenza, ci guardano per capire meglio. A volte gli occhi e gli sguardi dicono tanto. Facciamo un bel cerchio. Con me ho portato il bravo capovillaggio di Talicò, un cristiano proprio bravo e serio. Arrivano anche i cristiani adulti di Facam e gli adulti che chiedono la catechesi a Samudje. Ci siamo tutti. Una trentina di persone in cerchio. Le prime parole possono essere decisive, e tocca a me.


Non mi preoccupo più di tanto, non è la prima volta che presento me stesso e la Chiesa, e vi voglio risparmiare il mio predicozzo iniziale, visto che già siete stati in chiesa a Natale (almeno, così spero per voi che leggete!).
Ho evidenziato che siamo persone di pace, e che prima di rispondere alla domanda che alcuni di loro mi hanno fatto (iniziare la evangelizzazione), sento importante ascoltare quello che i grandi pensano. Poi evidenzio che la Chiesa entra nei villaggi per aiutare le persone (ma loro lo sanno già!), non solo per il loro percorso di fede, ma anche per le necessità umane e sociali del villaggio. Poi ho insistito su una cosa che i musulmani apprezzano sempre molto (imparate, magari vi serve anche in Italia…): il nostro desiderio è quello di aiutare le persone a diventare uomini e donne di preghiera. Perché la persona che prega è di Dio, chi non prega non è completo nella sua vita.
E qui si sciolgono tutti i cuori dei miei fratelli musulmani, a cominciare dall’imam che risponde finalmente con ampi sorrisi.
Adesso vediamo cosa dicono loro. Il primo anziano che parla è ben vestito, e si esprime con parole adatte, forse è una persona che ha studiato, oppure ha viaggiato. E comincia a dire delle parole che saranno poi ripetute da tutti gli altri, più o meno ripetendo le stesse idee.
Le volete sapere? Vi dico subito! Afferma che è una gioia grande, per tutti loro, accoglierci e ascoltare le nostre parole e vedere che la Chiesa cattolica arriva anche al loro villaggio. E che, addirittura, avere la presenza dei cristiani in mezzo a loro sarà una ulteriore possibilità, per tutti, di scegliere un cammino giusto che porti a Dio.
Quando sento queste espressioni, ricordo sempre alcune delle difficoltà che vivevo a Segezia (Foggia), durante le 16 estati passate sempre nel campo di accoglienza della parrocchia, a stretto contatto con musulmani del nord Africa, che non dimostravano l’apertura mentale, la serenità, l’accoglienza che i musulmani di Bigene dimostrano e vivono verso noi cristiani. Sarà che Bigene è speciale (!), sarà che qui non sono ancora arrivate le correnti integraliste di altre parti del mondo, sarà che qui le banane crescono senza conservanti… ma musulmani così belli e disponibili al dialogo e all’amicizia io non li ho mai incontrati prima!
Fossero tutti così…. Ma non voglio entrare in discorsi più grandi di me. Qui i nostri fratelli musulmani sono così. Ma aspetta: non è ancora finita!
Il capovillaggio parla dopo il primo intervento e, oltre a confermare le parole del primo uomo grande locale, ci chiede aiuto per due cose precise: la scuola “portoghese” e il centro medico. La scuola portoghese è chiamata così per distinguerla dalla scuola coranica, presente nel villaggio. È la scuola impostata dai colonizzatori, con le materie normali che si dovrebbero studiare in tutte le scuole: lingua locale, matematica, scienze ecc. Loro tengono assai alla scuola coranica (dove i bambini sono indottrinati, e mi fermo qui!), ma chiedono di essere aiutati a realizzare la scuola comunitaria con le materie normali. Grande!
Poi hanno già un centro medico, in cui operano un infermiere e una donna educata ad accompagnare le mamme che devono partorire, ma sono senza medicine.
La mia gioia profonda è dentro queste due richieste precise: l’educazione “normale” dei bambini e la loro salute. Perché nella Missione stiamo portando avanti proprio questi due progetti, sostenuti dagli amici della onlus “Missionari di Bigene” che ci accompagna con grande attenzione: “Una scuola per tutti” e “Avevo fame…”. Per conoscere meglio i due progetti, andate a vedere nel nostro sito: http://www.missionaridibigene.it/ .
Insomma: il capovillaggio, con cui avevo parlato solo una volta, anni fa, mi chiede di continuare a portare avanti questi due progetti! Ma non vi sembra una grande conferma sul nostro lavoro???
Ma aspetta aspetta, c’è altro! Ovviamente parla anche l’imam con parole adatte a spiegare come dobbiamo essere tutti credenti, e poi anche il maestro della scuola coranica, che quasi ci fa una lezione sulla loro fede in confronto alla nostra. Ovviamente non rispondo. La nostra fede non è la loro stessa fede (o viceversa). Ci sono delle cose importanti che ci uniscono, e che don Marco evidenzia nel suo intervento. Ma poi noi abbiamo il Natale, appena celebrato. Dio che si fa uomo è l’Amore di Dio che si realizza. È in Cristo la novità sconvolgente di noi cristiani. Ma non era il momento e il luogo per un confronto a questi livelli più profondi della fede. Al termine di tutti i numerosi e buoni interventi, sapete che cosa ci hanno chiesto???
Ci hanno chiesto di pregare! Ognuno nella modalità della propria religione. I musulmani hanno recitato qualche versetto del Corano (immagino che sia così) e noi abbiamo ascoltato in silenzio (e senza capire nulla). Poi noi abbiamo recitato il Padre Nostro in criolo, comprensibile quasi a tutti, e loro hanno ascoltato.
Guardate che non sto raccontando fantasie…. Il capovillaggio ci ha chiesto di pregare!!! E noi abbiamo pregato con le parole di Gesù in mezzo ai musulmani che ci ascoltavano!!!
È finita??? Neanche per sogno!!! Perché quando abbiamo terminato, e ci siamo salutati, il capovillaggio mi ha portato a casa sua, chiedendomi di andare a vedere sua sorella gravemente ammalata. La donna anziana, poveretta, è ridotta proprio male. Stesa sul letto, piena di dolori, con gli occhi chiusi. Quando le hanno detto che ero accanto a lei, si è messa a sedere e io le ho appoggiato la mano sulla fronte, in segno di offerta della sua vita al Signore e pregando nel mio cuore. Tutti sono rimasti contenti. Per la poveretta sono arrivati gli ultimi giorni, impossibile pensare di spostarla dalla sua stanza. Il capovillaggio musulmano mi ha ringraziato per il gesto e mi ha chiesto di venire presto a parlargli ancora….
Vorrei terminare questa descrizione affermando: cose dell’altro mondo!
Invece vi dico che questo di Bigene è un mondo bello, vero, di comunione, anche se siamo così diversi.
Forse (oso? oso!), forse siete voi che vivete in un altro mondo!!!
Infine oggi, 27 dicembre, che la Chiesa vive con la festa di San Giovanni, apostolo ed evangelista.
Per oggi e domani è in programma un incontro di formazione per i “novatus”: sono gli amici animatori della catechesi che desiderano diventare catechisti. Questa formazione avviene, normalmente, a livello di vicariato: un paio di incontri di due giorni all’anno. È troppo poco. Ho deciso di iniziare una formazione in parrocchia per questi 11 bravi fratelli. È un’esperienza nuova anche per me: è ben diverso formare i catechisti in Italia, dove le diocesi normalmente offrono formazioni a vari livelli per tutti i catechisti parrocchiali. Ma formarli dentro la nostra piccola Missione, senza esperienza precisa dei missionari su questo servizio pastorale importante e diretto a queste persone, cercare di educare alla metodologia, ai contenuti e alle responsabilità del futuro catechista, è un’esperienza nuova e necessaria. E quindi partiamo, cercando di capire quali passi compiere.
Il Vescovo di Bissau, dom José, mi aveva indicato un metodo preciso, che oggi ho provato ad adottare: fare una catechesi ai novatus, e poi chiedere a ognuno di loro di ripeterla a tutti gli altri. Ho scelto un argomento impegnativo, che si trova verso la fine del testo di catechesi pre-catecumenale: “Tu accetti di vivere nelle abitudini della famiglia cristiana?”. Si tratta di capire che le tradizioni culturali locali, molto forti in tutta la Guinea-Bissau, non sono il modo migliore di realizzare la vita della persona. Un cristiano, che desidera vivere bene la sua fede nella famiglia cristiana, deve prendere quello che c’è di buono nella cultura locale ed eliminare quelle cerimonie tradizionali che sono contrarie alla Parola di Dio e all’insegnamento della Chiesa. Non è facile. Ci sono certe cerimonie tradizionali che potrebbero essere anche pericolose, come quando si cerca la presenza degli spiriti che non sono sicuramente gli angeli che parlano ai pastori di Betlemme, o come quando si cerca il colpevole della morte di qualcuno. Poi ci sono altre cose poco “carine” come le presunte ispirazioni degli stregoni locali.
Niente di nuovo, non preoccupatevi. Se fossi in Italia, direi ai cristiani la stessa cosa: smettetela di giocare con le sedute spiritiche e di frequentare i vostri maghi per risolvere i vostri problemi, perché non solo state abbandonando Dio, ma vi mettete anche nelle mani di non-angeli e non-profeti. Vedete voi se vi conviene!
Finita la mia catechesi, il catechista in formazione del villaggio di Djambam, di nome Malì, si offre di ripetere la catechesi ai presenti.
Che vi devo dire? Sarà che Malì, insegnante nella scuola della Missione, ha capacità ed esperienza, sarà che è coraggioso e bravo, fatto sta che ha svolto una catechesi bellissima, e gli altri novatus sono intervenuti facendo domande tutte appropriate all’argomento, come se fossero cristiani inesperti, e lui ha risposto benissimo, trasmettendomi una grande consolazione pastorale. Non pensavo che fosse così capace di ripetere la catechesi così bene. Davvero. Eppure è in formazione solo da un paio di anni. Ma che bravo! Io me lo vedo già, tra qualche anno, capace di andare da solo in un villaggio per donare la catechesi ad altre persone.
Non potete immaginare come io sia contento di questa prima esperienza. Siamo partiti bene, con il piede giusto, e potremo solo continuare meglio. Domani sentiremo come si potranno esprimere gli altri novatus, magari tra di loro ci sono alcuni più timidi, o meno capaci. Non fa niente. Oggi ho sentito una bella lezione di catechesi, e vedo che il futuro della Missione avrà nuovi catechisti capaci di aiutare la propria gente.
Perché noi missionari siamo di passaggio: qualche anno passa in fretta. Ma loro ci rimangono: sono loro che avranno una “missione pastorale” molto più lunga della nostra. Un catechista, in Guinea-Bissau, è catechista per sempre!
Ecco, cari amici. Quello che ho visto, sentito, toccato con mano, lo annuncio anche a voi, perché siate felici anche voi. Bigene è solo un granellino di sabbia sull’ampia spiaggia dell’umanità. Ma anche se siamo così piccoli, vi posso assicurare che il Natale, a Bigene, accade sempre di più.
Quei pastori di Betlemme erano un poco come la mia povera gente di Bigene. Ma proprio a loro Dio ha mandato i suoi angeli! Il Natale, per Grazia di Dio, accade sempre di più!

ECCOLA !!!!
È la nuova campana per la chiesa di Bigene, donata dalle parrocchie di Deliceto (Foggia).
È arrivata a Bigene bella e splendente, e dopo che è stata benedetta dal Vescovo di Foggia-Bovino, mons. Francesco Pio, è pronta per essere collocata sul piccolo campanile della nostra chiesetta.









È una bella soddisfazione collocare la campana nuova. Quella precedente è rotta da diversi anni, e il suono di una campana rotta è proprio da ..... campana rotta!!!
Ma tra poco i miei fedeli potranno udire il richiamo molto piacevole di questa campana. Grazie amici di Deliceto!!!





Il campanile è piccolino.... niente a che vedere con il grande campanile di Segezia (Foggia) dove suonano ben cinque campane! Qui c'è posto solo per una campana, suonata a mano. Ma va benissimo così: un segnale per richiamare i fedeli a prepararsi per andare in chiesa ci vuole. E sono certo che sarà un buon segnale per lungo tempo!


Ricorderò il 2013 per questo evento straordinario che lo Spirito ha donato alla Chiesa e all'umanità. Grazie Benedetto XVI. Grazie Francesco. Anche da una piccola Missione africana condivido con il mondo intero la mia gratitudine al Signore.


31 Dicembre 2013
Un grazie SPECIALE, al termine dell'anno, agli amici che collaborano nella onlus "Missionari di Bigene", a chi sostiene i nostri progetti, a chi ci accompagna con la preghiera, a chi si informa con le nostre NewsLetter. Buon Anno a tutti da Bigene.